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Il Mediterraneo abbandonato – 17 giugno 2025

Oggi pomeriggio a Palazzetto Venezia si farà il punto sul Mediterraneo “abbandonato” in occasione della pubblicazione del volume “Il Mediterraneo tra Guerra Fredda e nuovo disordine internazionale” a cura di Gennaro Acquaviva e Antonio Varsori.
L’evento avrà luogo alle ore 16.00 presso la SIOI in Piazza San Marco 51. Sarà aperto dal Presidente della SIOI, Ambasciatore Riccardo Sessa e, oltre agli autori, vi prenderanno parte Lia Quartapelle, Vicepresidente della Commissione Affari esteri e comunitari, Camera dei Deputati e Luca Micheletta, Professore di Storia delle Relazioni Internazionali dell’Università Sapienza di Roma.
Il Mediterraneo è un tema centrale perché da secoli è stato teatro di guerre e origine di varie conflittualità e ancora oggi vede il riacuirsi di tensioni tra Iran e Israele.
La nuova fragilità mediterranea rivelata da questi eventi non può più essere ignorata e a fronte di questi, è importante che l’Italia così come l’Europa, continuino a mantenere vivi i propri progetti sulla sicurezza del Mediterraneo.

Scheda di approfondimento

Non solo la sicurezza marittima, ma anche la stabilità delle rotte commerciali è in pericolo, e per questo c’è bisogno di intraprendere una nuova governance nel Mediterraneo, che guardi sì alle questione più vicine – sia geograficamente che strategicamente – ma anche a quelle più lontane. Infatti, soprattutto gli eventi della crisi arabo-israeliana (senza dimenticare che l’Iran, uno degli attori principali, non rientra nella definizione di stato arabo), aprono gli occhi sulla necessità di concepire in senso sempre più ampio il Mediterraneo. Noi parliamo già da tempo di Mediterraneo allargato.

In SIOI, sono stati ospitati diversi dibattiti su questo tema, che hanno evidenziato l’impegno italiano, ma anche europeo nell’area, oltre ad aver analizzato con esperti le caratteristiche di questo mare e dell’area geografica che lo circonda.

La crisi arabo-israeliana, acuita dagli eventi del 7 ottobre 2023, ha radici ben più lontane, ad oggi, però, la tensione ha acquisito una rilevanza senza precedenti. Sembra si vada formando un fronte sempre più unito contro Israele – con l’Iran che finanzia Hamas in Palestina, Hezbollah in Libano, e gli Houthi in Yemen. Ma come siamo arrivati a questo punto?

Tra Iran ed Israele le tensioni ricominciano dal 7 ottobre 2023, quando Hamas, appoggiato dall’asse della resistenza di cui fa parte l’Iran, lancia un attacco ad Israele. Quest’ultimo risponde con operazioni militari a Gaza. Qualche mese dopo, ad aprile 2024, l’aviazione israeliana conduce un bombardamento aereo contro un edificio annesso all’ambasciata iraniana a Damasco. Questo attacco è stato inquadrato come violazione di diritto internazionale dall’Iran, che due settimane dopo reagisce con oltre 300 droni e missili,  quasi completamente intercettati da Israele. Dopo circa una settimana, il 19 aprile 2024, Israele torna all’offensiva, attaccando delle strutture dell’aeronautica iraniana. Dopodiché, nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025 – dopo l’annuncio del ministro della Difesa Israel Katz che dichiara lo stato di emergenza speciale in tutto il Paese – l’aeronautica militare israeliana avvia una serie di attacchi in Iran. Le esplosioni vengono registrate nei pressi dell’impianto nucleare di Natanz, che si trova nella regione di Isfahan, nell’Iran centrale. L’Israele ha annunciato che non si tratta solamente di un’operazione, ma che è una vera e propria guerra con l’Iran. Insieme ai raid aerei dell’aeronautica israeliana, il Mossad ha condotto una serie di operazioni segrete di sabotaggio nel cuore dell’Iran. A partire dalla sera del 13 giugno, l’Iran ha contrattaccato.

Dall’altra parte, Israele ha subito e risposto agli attacchi degli Houthi. Questi ultimi sono emersi nello scenario mediorientale verso la fine degli anni ‘90 e hanno acquisito una sempre maggiore rilevanza a seguito dei loro attacchi non solo contro Israele, ma anche contro diverse navi internazionali, come rappresaglia per la situazione in Palestina. Gli Houthi infatti hanno attaccato una rotta commerciale fondamentale, che è quella che passa per lo stretto di Bab el-Mandeb, rivelando la fragilità dell’economia mondiale e la debolezza degli attori internazionali nel contrastare gli attacchi e proteggere la sicurezza marittima. Basti guardare, in questo senso, alla capacità degli Houti di resistere ai contrattacchi di Stati Uniti e Regno Unito per mezzo di tecnologie avanzate e in continuo sviluppo.